Giovani agli “arresti domiciliari”
Se penso alla mia giovinezza non avevo paura di niente.
Non pensavo alla morte, non avevo paura di rischiare e probabilmente ero tra quelli più razionali, tra quelli con la testa sulle spalle.
I giovani d’oggi hanno spesso paura di tutto, altri non hanno paura di niente vivendo la realtà come un videogioco.
I giovani del secondo tipo alla domanda perché l’hai fatto? spesso rispondono boh, volevo provare.
I giovani spesso sembrano insensibili ma il loro livello di stress e le loro paure sono elevatissime. Oggi esistono fobie, reali disturbi/malattie che non esistevano. Spesso sono paure che i genitori e la società riversano su di loro.
Questo già prima, prima del coronavirus. E dopo?
Dopo che li costringiamo a vivere segregati in casa agli arresti domiciliari? Dopo che gli impediamo di camminare senza una meta come diventeranno?
Riusciranno a crescere, a passare indenni questo momento, a non aver paura di ogni pericolo che la vita gli presenterà? Questa generazione a breve dovrà gestire questa nazione.
Inoltre, siamo sicuri di farlo realmente per il loro bene e non forse per impedire che diventino portatori sani in grado di distruggere una società di vecchi?
Un volta si diceva largo ai giovani. Almeno si diceva.
Mi pongo queste domande e faccio queste riflessioni da vecchio genitore di tre figlie giovani.