video immersivi: 3D tra reale, virtuale e aumentato
Sovente accade che siano gli stessi clienti che chiedano alle agenzie di comunicazione materiale audio e video che possa essere fruito in “immersione” per massimizzare il coinvolgimento dell’utente all’interno dell’esperienza visiva. L’ obiettivo nemmeno troppo recondito è ottenere un effetto che sia il più possibile memorabile.
Al tempo stesso vi è un’offerta molto variegata tra gli strumenti tecnologici a disposizione che spazia da video in 3d, video a 360 gradi, realtà virtuale e aumentata e questo porta molto spesso confusione fra ciò che è disponibile e soprattutto tra cioè che è realizzabile con i budget e i tempi a disposizione. Si tratta di una situazione che sovente frena gli entusiasmi, positivi, dei potenziali clienti che si trovano a domandare servizi di difficile fattibilità.
3D: la differenza fra vero e verosimile
La prima differenza, il primo spartiacque risiede nell’origine dell’immagine: acquisite dalla realtà o generate al computer.
Le prime sono quelle che definiamo vere, ovvero quelle riprese in modo tradizionale più o meno modificate in post produzione. Un esempio è la color correction (“grading”), cioè la correzione del colore, strumento molto apprezzato data la capacità di suscitare emozioni attraverso le tonalità e la colorimetria del video.
Le seconde sono invece CGI (computer-generated imagery), cioè generate tramite computer. Sono le più conosciute, dette immagini 3D, video visibili grazie a un procedimento di calcolo chiamato rendering, con cui vengono prodotte. E’ un processo lungo e laborioso, che richiede molto tempo per ogni immagine.
Per avere un’idea di quanto tempo impieghino i filmati 3d a vedere la luce si può usare il calcolatore di rendering di questo studio che produce animazioni 3d per avere un’idea di massima del tempo necessario. E non è breve.
Le immagini ottenute possono essere sia identiche al reale, e dunque fotorealistiche, che del tutto sintetiche. Spessissimo vengono integrate con immagini reali, tramite il processo di compositing e trovano largo impiego in settori molto diversi, dal cinema all’advertising, dai cartoni animati alla visualizzazione tecnica per l’industria meccanica.
All’inizio della loro immissione nel mercato si parlava di video 3D, che è però tecnica ben diversa dalla stereoscopia. Ecco perchè ancora oggi le due tecniche vengono confuse fra loro.
Video Stereoscopici
I video in stereoscopia Sono video girati con due telecamere e che necessitavano dei famosi occhialini rossi e blu per essere viste; possono essere generate sia Computer Grafica (CG) o essere riprese dal vero.
La base della visione stereoscopica è far vedere due riprese diverse, una per ciascun occhio, per un totale di due video nello stesso momento. Così si viene a creare l’ illusione di profondità nello schermo, o permettendo di far uscire gli elementi della scena dalla proiezione: anche queste sono dette, oltre che video stereoscopici, video 3D.
Video a 360 gradi immersivi
Un video a 360° è ripreso con telecamere in grado di catturare l’immagine da ogni angolazione, rendendolo dunque sferico e dando come risultato immagini panoramiche. Derivano dalle fotografie panoramiche, i Quicktime VR.
All’inizio, per ottenere un video VR, bisognava riprendere da ogni lato con più telecamere sincronizzate su rig. Adesso invece il processo è stato semplificato dall’arrivo di camere apposite (prima fa tutte la Samsung Gear 360), rendendo la tecnica accessibile sia a semi-professionisti che consumer.
Un video a 360 gradi vr è fruibile tramite visori immersivi che ruotano l’immagine a seconda dei movimenti del capo; si tratta di strumenti mobili che impiegano accelerometri.
Oppure tramite personal computer o device mobili, dove l’esperienza risulta oltremodo interessante, tanto che sono ben recepiti dalle piattaforme social. I video immersivi a 360 gradi trovano un ottimo riscontro sia nel settore alberghiero che in quello della promozione turistica, come nel caso dell’ultimo Tourism Expo in Giappone, dove lo stand cubano ha vinto un prestigioso premio proprio per un video a 360 gradi VR sull’ Habana
Anche i video 360 possono essere sia reali che sintetici e eventualmente stereoscopici: sono confusi con la realtà virtuale perchè si pensa che siano visibili quasi esclusivamente con caschi e visori dedicati

Realtà virtuale
LA realtà virtuale fu creata fra gli anni ‘80 e ‘90, ebbe un momento di gloria grazie a Second Life e al linguaggio VRML, ma la sua diffusione si rivelò ben presto diversa dalle attese. Consente di creare ambienti artificiali da un pc, che sono esplorabili e con cui si può interagire con device chiamati glove
Il suo impiego oggi è simile a quello dei video immersivi, ma grazie alla possibilità di inserire pesanti interventi di programmazione trova ampio utilizzo in ambiti connessi al mondo dei videogiochi e dell’ intrattenimento in genere

Realtà aumentata
La realtà aumentata, “augmented reality” o AR, prende il nome dal fatto che si aggiungono elementi ad immagini reali. Impiega gli accelerometri di device o visori per permettere alle immagini bidimensionali o tridimensionali di essere sincronizzate ai movimenti del device come accade per i video immersivi. Trova grande uso nell’ industria, soprattutto la 4.0, ma la sua origine è in campo militare, dove veniva impiegata per dare ai piloti informazioni sul velivolo e sul volo attraverso la visiera del casco.
Un altro settore in cui ne viene fatto ampio uso è in ambito museale ed archeologico: in cui è possibile vedere una ricostruzione del sito come doveva essere in passato. Con questa tecnica, i dati possono essere sia aggiornati in tempo reale che preesistenti, bidimensionali e non.
