Sabbioneta minore (sconosciuta)
Bello il contrasto porta Vittoria, mura, erba medica e balle di fieno.



L’Adige la porta del Delta del Po e della Laguna di Venezia.
Questa affermazione sembra assurda:
il delta del Po ha come porta d’ingresso l’Adige?
la Laguna di Venezia ha come porta d’ingresso l’Adige?
Eppure era veritiera come via d’acqua, e oggi anche per pellegrini e ciclisti.
Una delle più belle piste ciclabili d’Italia e tra le più frequentate è la Ciclopista della valle dell’Adige.
Fino a Verona fa parte delle piste ciclabili europee, nello specifico EuroVelo 7 (EV 7) che in Italia diviene BicItalia 1 (BI 1) o meglio Ciclopista della valle dell’Adige,
Il progetto europeo da Verona devia per Mantova, Bologna, …
La regione Veneto vorrebbe deviarla per Padova e Venezia.
Per fortuna l’Adige scorre nella bassa veronese, padovana, rodigina e veneziana.
Vi consiglio di seguire l’Adige, la destra Adige che soprattutto nel tratto polesano (rodigino) è spesso sterrato, quasi selvaggio, con oasi WWF e golene.
Seguendo l’Adige, la destra Adige, in bicicletta o a piedi, vi troverete in territori poco popolati, spesso immersi in pace e tranquillità e potrete entrare, vicino alla foce, direttamente nel Parco Delta del Po MAB UNESCO (Riserva della biosfera) o a Cavanella d’Adige, deviando per il Brenta e quindi la Laguna di Venezia.
Cavanella d’Adige era un svincolo nevralgico, scendendo l’Adige a sinistra si poteva imboccare un canale che portava al Brenta e in Laguna, a destra si poteva imboccare un canale che portava al Po. Dal Po alla Laguna, attraversando l’Adige senza navigazione marina!
Siamo italiani e diamo per scontato che la storia lasci tracce.
Ma all’estero non è così!
Come mai?
A noi piace conservare tutto e spesso valorizzarlo. Siamo grandi collezionisti di pezzi di storia. Macchine d’epoca, moto d’epoca, bici d’epoca, … e ci piace conservare i pezzi di storia per quanto possibile conservandola fedele all’originale.
Nello stesso modo conserviamo edifici, arte, …
Ma non è questo il motivo principale.
Negli altri paesi le civiltà hanno invaso e distrutto il pregresso.
E’ sufficiente vedere che fine hanno fatto le nazioni delle popolazioni sconfitte nella seconda guerra mondiale. Germania e Giappone rase al suolo. Italia qualche ponte, Cassino e qualche bomba.
In Italia tutti gli invasori hanno invaso non distruggendo ma aggiungendo.
Forse, comprensibilmente, solo dei mussulmani è rimasto poco considerando che Palermo era una città con più di 300 moschee e conosciuta in tutto il mondo arabo.
Questa è la vera forza dell’Italia, riuscire da sempre a vivere sotto padrone rimanendo padrone.
“Sarà anche l’Era dell’Immagine e dei Filtri. Ma negli ultimi tempi le Parole (“Yes, We Can” per esempio) hanno recuperato la loro antica missione: definire le idee per far muovere gli uomini… :-)”
– Pasquale Diaferia –
Poco più di 20 giorni fa, la società di comunicazione newyorkese Italian Hub e la testata i-Italy Network si univano a Pasquale Diaferia di Special Team per lanciare la campagna social #standupforitaly, “una campagna nata dal basso per invertire una tendenza che danneggiava la reputazione dell’Italia nel mondo.” – ricorda Letizia Airos, CEO di Italian Hub e direttrice di i-Italy – “Con l’hashtag #standupforitaly abbiamo invitato una serie di personalità, opinion leaders e influencer americani e italiani residenti negli USA, a inviarci un video-messaggio di amore e di rispetto nei confronti dell’Italia. E’ stata una sorta di campagna antivirus, un vaccino virtuale che ha cercato di contrastare i pregiudizi sul paese.“
#standupforitaly ha ricevuto centinaia di video-messaggi e centinaia di migliaia di visualizzazioni, reazioni, commenti e condivisioni. Tanti i testimonial d’eccezione, dall’attore John Turturro a Tom DiNapoli, Comptroller dello Stato di New York, da Mauro Porcini, Chief Designer di PepsiCo., al professore e critico cinematografico Antonio Monda, dal creativo pluripremiato Karim Rashid, allo scrittore Erri De Luca, al Rettore della Liuc Federico Visconti, al Direttore della Casa Italiana della New York University Stefano Albertini e tanti intellettuali, artisti, professionisti, manager e imprenditori. Tutti gli interventi sono raccolti su #STANDUPFORITALY | Your Italian Hub.
Il successo della campagna (“You’re Indomable Spirits”) ha portato ad aprire una fase due che si allarga ora a tutto il mondo con il claim #STANDUPTOGETHER. A Call from Italy. L’obiettivo è quello di lanciare dall’Italia una piattaforma aperta attraverso cui promuovere un modello innovativo, condiviso e collaborativo per curare il mondo. Oggi paralizzato dall’epidemia di Coronavirus COVID-19, il nostro mondo scopre di soffrire di molte fragilità che potremo superare solo “remando insieme”, come ha ricordato Papa Francesco il 27 marzo, durante un indimenticabile momento di preghiera sul sagrato deserto di Piazza San Pietro.
“Il ritorno sui social media della prima campagna è stato così partecipato che abbiamo deciso di darci subito degli obiettivi più ampi e globali” – aggiunge Pasquale Diaferia, Creative Chairman della società di consulenza creativa Special Team – “Non più solo testimonianze di amore e rispetto verso il nostro Paese” – continua il creativo italiano – “vogliamo che oggi le tante persone che hanno partecipato e quelle che vorranno farlo, ragionino usando la nostra iniziativa digitale su come costruiamo gli anticorpi per una ricostruzione partecipata delle attività produttive, culturali e turistiche del globo: #STANDUPTOGETHER, appunto.“
“#STANDUPTOGETHER – A Call from Italy. lancia un messaggio al tempo stesso globale e locale — universale, ma profondamente radicato della centralità delle relazioni umane, un valore profondamente Italiano” – spiega Letizia Airos – “pensiamo che da questa crisi possa nascere una spinta verso una nuova economia ed una nuova società se tutti insieme proviamo a costruire un modello di vita in cui il rapporto tra tecnologia, stile e umanità sia centrale.“
“Fin dai primi messaggi abbiamo raccolto interventi autorevoli dall’Italia e dagli USA” – ribadisce Diaferia – “ora lo stimolo ad andare oltre, ad allargare la campagna pur radicandola decisamente nei valori dell’italianità, è venuto dal mondo imprenditoriale, intellettuale e diplomatico che si è avvicinato alla nostra iniziativa trovando lo spazio e la disponibilità a costruire una piattaforma social da condividere con i colleghi di tanti altri paesi.“
“Pensiamo quindi che a questi pionieri si possano unire altri manager, accademici, studenti, giornalisti e anche politici visionari” – conclude Airos – “sappiamo che possiamo portare alla luce il talento dei tanti che vogliono ritrovare la fiducia in un futuro, ma vogliono provare a disegnarlo, questo domani. A partire dall’Italia. Da cui il payoff “A Call from Italy.“
Il meccanismo sarà sempre lo stesso: brevi filmati realizzati con il proprio telefonino, in cui si potranno lanciare idee, proposte, in forma sintetica e con una prospettiva globale.
#STANDUPTOGETHER è l’hashtag di riferimento sui social dove si raccolgono gli interventi e le discussioni relative alla campagna. Il logo della campagna è stato disegnato dalla designer zurighese Patrizia Pfenninger, così come il precedente #standupforitaly, di cui continua lo stile ed il segno.
per maggiori informazioni: Letizia Airos, Pasquale Diaferia
Lo speech di Mauro Porcini (PepsiCo.), il cui contributo video ha aperto ufficialmente lo Stand Up Italy Together. 2 aprile:
We live in uncertain times. As the uncertainty of the scenario increases our brains shift control over to the limbic system, the place where emotions, such as anxiety and fear, are generated. And that’s the most dangerous scenario that can happen, for ourselves and for our society. We should never give up to fear and anxiety. Let’s focus on what we can control instead of panicking about what we cannot control! Let’s override the limbic system, with rationality, with love, with optimism. “Rational optimism and strategic love”.
And what do we control? There is so much that we do control and that can add so much value to ourselves and to our society:
We control how we can berespectful of others – let’s stay home and stop the spreading of this virus (let’s learn from China and Korea for instance)
We control how we invest our time and energies on our family and our loved ones
We control how we invest our time and energies on others – showing care and celebrating the frontline workers and being there for the ones alone at home
We control how we share creativity, optimism, positive energy, inspiration in the world
We control how we invest on ourselves: we should better ourselves and grow. If we don’t learn a new skill or a new talent through this crisis then the virus will have won once more…
Being together in all of this, by being there for each other in so many different ways, will make us stronger and will make us better! For the first time in our generations history we face a real and tangible global crisis. There is not one country against the other. We are all together against an invisible enemy. A virus!
It would be insane to add a new enemy in this battle, that fear and that anxiety that could divide us, making us weaker than ever. Our love, our optimism, are creativity, our ability to be together is our strongest antibody against this virus!
God bless you dear world!
Dopo la pubblicazione del sondaggio Save the Children, i media scrivono di discriminazione giovanile e #upprezzami.
Penso sia molto importante parlarne ma sembra si cada dal pero, ci si stupisce come se fosse un fenomeno solo contemporaneo.
Proverò a leggere punto punto e cercare se nei miei ricordi di ragazzo esisteva qualcosa di analogo.
Scriverò cose non semplici da digerire ma reali, miei ricordi di studente.
E’ semplice criticare l’oggi ma mi viene il dubbio che non ci si ricordi di ieri.
L’omosessualità, l’appartenenza alla comunità rom, l’obesità o il fatto di essere di colore sono le principali “etichette” per le quali le persone rischiano di essere discriminate, secondo più dell’80% degli intervistati nel sondaggio. A queste seguono l’essere di religione islamica, l’essere povero o disabile (per il 70%).
L’omosessualità ai miei tempi sembrava non esistere semplicemente perché non era dichiarata. Era pressoché impossibile dichiararsi da ragazzi e non semplice da adulti.
Era normale tra ragazzi “maschi” darsi del “finocchio” e del “culattone“, come avevano fatto i padri e i nonni.
Immaginate cosa possa aver passato chi era/si sentiva “diverso“.
I rom, sterminati come gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, ai miei tempi non esistevano nelle scuole.
Non mi ricordo di campi rom.
Non penso che non esistessero, probabilmente erano così emarginati che non ne avevo mai conosciuto uno. Mi ricordo i giostrai ma erano lì confinati e non avevo mai avuto nessuna possibilità di interazione.
Gli obesi erano molti meno, si mangiava meno, si mangiava meglio, si giocava e correva di più, ma quei pochi erano messi alla gogna. Altro che discriminati, vi ricordate palla di lardo inFull metal jacket?
Ai miei tempi non esistevano persone di colore, e quelle poche erano negre o nella migliore delle ipotesi nere. Se invece la pelle era un po’ più chiara l’unico appellativo era marocchino, spesso dato anche a quelli del sud Italia assieme a terrone.
Ai miei tempi la religione islamica in Italia non esisteva, il numero di immigrati di tale religione era così sparuto che era difficile a scuola conoscere ragazzi di religioni diverse. Era difficile anche conoscere veri atei anche se la religione era in ogni caso già poco praticata. E chi la praticava già allora era discriminato, era un baciapile, un bigotto, un bacchettone. Era da poco passato il ’68.
Oggi nelle classi molti sono atei, molti sono ortodossi, molti sono mussulmani, alcuni cristiani.
In tutte le religioni, chiedendo pochi risultano veri praticanti e sembrano quasi vergognarsi.
In classe mia i poveri non esistevano. Certo ero al liceo scientifico, certo alcuni erano figli di operai ma eravamo ancora in un momento di boom ed i veri poveri era difficile anche incontrarli per strada. Mi ricordo quando mi raccontavano di viaggi all’estero e dello stupore nell’aver incontrato persone che chiedevano l’elemosina.
C’era discriminazione se non si indossava l’abbigliamento di determinate marche, che per fortuna, posso dire oggi, non ho mai avuto. Immagino se si fosse stati poveri.
Anche i disabili sembravano non esistere. Io in classe non mi ricordo di averne mai avuti. Penso venissero già “emarginati” in famiglia, nel senso di fatti vivere senza affrontare le difficoltà esterne, in scuole “speciali” o “tenuti a casa”.
Venivano presi in giro gli zoppi, i gobbi, non oso immaginare cosa sarebbe successo con i disabili.
E’ semplice criticare l’oggi ma mi viene il dubbio che non ci si ricordi di ieri.
L’articolo 1 della della Costituzione italiana recita
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro
E se il lavoro non c’è?
Crolla la costituzione?
La repubblica non è più democratica?
Non è più repubblica?
Un tempo si diceva anche il lavoro nobilita l’uomo.
E se il lavoro lo fanno i robot con intelligenza artificiale, l’uomo da cosa viene nobilitato?
In Italia, la famiglia media dedica quasi 11 ore alla settimana alla gestione dei figli. Quasi la metà (48%) dei genitori intervistati afferma di dedicare più tempo alla gestione che ai momenti di svago con loro.
Secondo una ricerca condotta su 5.000 mamme e papà europei (1.000 in Italia) e pubblicata da Epson per promuovere la nuova gamma di stampanti EcoTank, gli italiani dedicano in media 546 ore all’anno (10,5 ore a settimana) alla gestione dei figli. A titolo esemplificativo, se per ogni ora impiegata venisse corrisposta la paga oraria media prevista in Italia, si otterrebbe un importo pari a 6.552 euro. Per molti genitori, la situazione sembra peggiorare man mano che i giovani crescono: 7 padri e madri su 10 ritengono infatti che la gestione richieda più tempo ora rispetto a quando i ragazzi erano piccoli; inoltre quasi la metà (48%) degli intervistati dichiara di dedicare più tempo a queste attività che non ai momenti di svago in famiglia.
Non sono un estremista della parola anzi penso che i nuovi termini inglese vadano usati così come sono stati creati.
Però visto che storicamente abbiamo tradotto cybernetics in Cibernetica non capisco perché si debba usare cyberbullismo e non ciberbullismo o almeno cyberbullying!
P.S. Le mie figlie mi hanno parlato della loro esperienza di ALBERING: ARGHHHHHHHHHHH!
Penso sia veramente bellissima la serie televisiva Under Italy condotta dall’archeologo americano Darius Arya e spero venga tradotta in tutte le lingue e venduta ovunque.
Qui potete vedere alcune puntate
http://www.raiplay.it/programmi/underitaly/
Mantova, da capitale del made in Italy per quanto riguarda la moda maschile con gli storici marchi Lubiam e Corneliani, dopo il declino di Lubiam (vesti allegro, vesti giovane, vesti Lubiam – L Lubiam) oggi si assiste alla vendita al fondo arabo Investcorp della partecipazione di maggioranza di Corneliani.
Non è certo una notizia nuova nella realtà odierna italiana dove, ad uno ad uno, si stanno vendendo gli ori e l’argenteria.
Purtroppo assieme agli ori e l’argenteria si vendono anche le competenze perché dietro il successo di una azienda a livello mondiale si nascondono anche ricerche su gusti, tendenze, creatività, colori, …
che nati nella moda e nel design si stanno adottando sempre più in qualsiasi ambito compreso quello degli elettrodomestici da sempre definito settore del bianco.