Oggi andando in bici sugli argini destra Po (la parte ferrarese) vicino a Berra vedo uno strano cartello marrone che indica Ponte Albersano, eccidio 1901. Curioso vado a vederlo. E’ un ponte, relativamente recente con una lapide che cita: Qui caddero il 27 giugno 1901 Cesira Nicchio e Calisto Ercole Desuò per il miglioramento economico sociale della bassa ferrarese
Questa la descrizione dell’evento trovata in internet il 27 giugno 1901, sul Ponte Albersano di Berra si compiva uno dei fatti di sangue contro lavoratori in sciopero e Berra, che allora faceva parte del vastissimo comune di Copparo, ebbe il triste onore della cronaca prima e della storia poi. Noi ricorderemo qui brevemente i fatti affinché non vada smarrita la memoria di quegli avvenimenti e il sacrificio di coloro che quel giorno rimasero per terra nella polvere. La situazione dei braccianti, tra la fine del secolo e il nuovo, è caratterizzata da una estrema miseria: le famiglie sono al limite della sopravvivenza, la mortalità infantile è elevatissima, la pellagra miete instancabile le vittime della povertà; gli accordi sindacali del 1897, che pur prevedevano un aumento percentuale di pochi punti a favore dei lavoratori della terra, non erano mai stati applicati. Sull’onda di un malcontento generale si costituisce anche a Berra una lega di resistenza nelle campagne (forte di ben cinquecento iscritti) la quale, vedendosi negare tassativamente dagli agrari la richiesta di portare dal 9 al 12% la quota per i braccianti, dichiara lo sciopero proprio nei giorni in cui avrebbe dovuto iniziare la mietitura del grano: è il 20 giugno 1901. La massa degli scioperanti è composta da lavoratori che provengono da tutti i paesi limitrofi compresi alcuni centri del vicino Veneto e dimostra fin dall’inizio grande compattezza e determinazione. Gli agrari capiscono che la posta in gioco questa volta è molto alta poiché lo sciopero va assumendo sempre più le caratteristiche di una lotta altamente politicizzata: sono pronti a tutto e in pochi giorni organizzano squadre di crumiri piemontesi disposti a falciare il grano ormai maturo, ottengono inoltre l’intervento della forza pubblica in difesa di questi ultimi e del latifondo nonostante lo stesso ministro Giolitti avesse ordinato al Prefetto di Ferrara di sconsigliare simile provvedimento: sarà il tenente De Benedetti a comandare l’eccidio di Berra. La mattina del 27 giugno i braccianti si avviano verso la tenuta Albersano animati dall’intenzione di spiegare ai crumiri nei campi le motivazioni dello sciopero e di invitarli ad unirsi alla loro lotta, ma il Ponte Albersano è sbarrato dai soldati. Al tentativo di alcuni braccianti di parlamentare con questi ultimi il tenete De Benedetti fa rispondere con il fuoco: i soldati sono disorientati; molti sparano in aria, alcuni addirittura si rifiutano; impugnata la sciabola e con la rabbia della belva l’ufficiale ordina categoricamente di sparare sulla folla degli scioperanti. Calisto Ercole Desuò di Villanova Marchesana e Cesira Nicchio di Berrà rimangono per terra uccisi; altri venti lavoratori rimarranno feriti. Questo il tragico bilancio di quel 27 giugno 1901 che segnò la data d’inizio di una lunga serie di lotte operaie e bracciantili in territorio ferrarese. (Tratto da “Tutto Ferrara” del Luglio Agosto 1991)
La cosa incredibile è che uno dei due martiri, Calisto Ercole Desuò era di Villanova Marchesana e penso che in polesine non se ne sia mai parlato. Mi sono sentito in dovere di scrivere al comune di Villanova Marchesana.
Ho ricevuto oggi 13 ottobre 2021 un’email della figlia di Germana Desuò, (da quanto sappiamo Calisto Ercole Desuò era lo zio del papà di Germana Desuò che in suo onore aveva preso il nome) che fa notare Volevo solo far presente che il signor Ercole Calisto faceva Desuò di cognome con l’accento sulla o. Ho corretto ovunque. Io mi ero fidato di quello che avevo intraletto nella lapide e nello scritto trovato in internet.
Per la prima volta ho sentito indicare da un rappresentante della Regione Emilia-Romagna il triangolo d’oro della cultura (UNESCO): Venezia, Ferrara e Ravenna!
L’occhio è il suo DELTA (TRIANGOLO), MAB UNESCO, raccordato (la pupilla) dal Museo dei Grandi Fiumi che lo proietta verso tutti i delta del mondo!
Oggi ho pedalato sugli argine dell’Adige (destra Adige) da Badia Polesine (Rovigo) a Villa Bartolomea (Verona).
Quando finisce la provincia di Rovigo, in prossimità del ponte della Rosta (in effetti una diga) metà rodigino e metà veronese si nota subito la differenza.
L’argine dell’Adige diventa una vera pista ciclabile attrezzata. Si vedono molte persone passeggiare, panchine e tavoli, attrezzi di un percorso vita, la pista ciclabile è asfaltata.
Sinceramente, spero non arrivino mai finanziamenti in Polesine per fare niente di simile. E’ meraviglioso l’argine polesano sterrato con le continue buche, spesso le pecore e soprattutto non asfaltato!
Come usare al meglio le mura di Rovigo?
Da un estremo all’altro, dalle stelle alle stalle, …
Ieri sera, nel piccolo parcheggio di via Boscolo a Rovigo ho visto due ragazzi utilizzare quello che resta visibile delle mura: stavano pisc…ando!
Vi propongo come alternativo utilizzo Un viaggio in 3D nella Rovigo del Seicento
Da un estremo all’altro, dalle stelle alle stalle, …
Polesine la terra più giovane d’Italia così giovane da non saper valorizzare le proprie eccellenze.
Conoscevo le eccellenze nella lavorazione del legno dei lendinaresi tra cui Lorenzo Canozio ma non sapevo che i migliori violoncelli al mondo fossero di un liutaio nato a Lendinara: Domenico Montagnana
Pensiamo cosa Cremona è riuscita a costruire attorno ad Antonio Stradivari.
Quando il fremito della libertà si ridestava in Italia, una piccola parte delle provincie venete, mostrò quanto era memore degli antichi ordini liberi e dette alla causa italiana un numero grandi di martiri. Numerosi i Carbonari a Padova, a Crespino, alla Polesella, alla Fratta e negli altri luoghi dattorno. Nel solo Polesine di Rovigo ove gli arresti cominciarono nel novembre 1818, furono più di trenta che più o meno gravemente sentirono l’artiglio della belva austriaca. Il piccolo paese della Fratta ebbe dieci condanne di Carbonari. Si chiamavano Antonio Villa, Macro Fortini, Antonio Fortunato Oroboni, Giovanni Monti, Domenico Grindati, Giacomo Monti, Antonio e Carlo Poli, Federico Monti e Vincenzo Zerbini. Il Villa, il Fortini e l’Oroboni e Giovanni Monti furono condannati alla pena di morte, commutata poi in quella del carcere duro, peggiore d’ogni morte. E ciò per gran clemenza imperiale, che le gazzette officiali altamente lodarono, paragonando la bontà dell’imperator d’Austria a quella di Tito imperatore romano.*
Degli strazi più che barbarici che quegl’infelici soffersero nel carcere duro, vuolsi per noi fare onorata menzione […] giorni si amari, e per rendere in tutti più vivo l’amore di quella libertà che è costata tente lacrime e tanti dolori. Antonio Villa morì nel carcere di dolore e di fame. Era nato di agiata famiglia alla Fratta, amato ed unico figlio e amatissimo sposo. Aveva lo spirito colto, si dilettava di versi, era beato dell’amore della famiglia. Ma anche la patria era un suo grande amore. L’aveva servita nel Regno Italico come soldato e come impiegato civile; e i pensieri di libertà che agitavano sempre la mente. Nel luglio del 1817 eccitato da Felice Foresti a divenir Carbonaro
Sentenza contro i Carbonari processati e giudicati dalla Commissione Speciale di Venezia.
Regno Lombardo-Veneto.
Visti ed esaminati gli atti d’inquisizione dalla Commissione Speciale eretta in Venezia contro la setta de’ Carbonari costrutti contro:
1. Antonio Solera, nativo di Milano, Pretore di Lovere;
2. Dottor Felice Foresti di Conselice, Provincia di Ferrara, Pretore di Crespino;
3. Costantino Munari, di Calto;
4. Antonio Villa, di Fratta;
5. Giovanni Bacchiega, di Crespino;
6. Prete Marco Fortini, della Fratta;
7. Conte Fortunato Oroboni, della Fratta;
8. Marchese Giovan Battista Canonici, di Ferrara;
9. Giuseppe Delfini, di Ferrara;
10. Pietro Rinaldi, di Casalnuovo;
11. Francesco Cecchetti, di Rovigo;
12. Giovanni Monti, della Fratta;
13. Dottor Vincenzo Carravieri, di Crespino;
14. Girolamo Lombardi, di Polesella;
15. Benvenuto Tisi, di Crespino;
16. Prete Gaetano Caprara, di Crespino;
17. Natale Manco, di Polesella;
18. Luigi Manco, di Polesella;
19. Francesco Moregola, di Santa Maria d’Ariano;
20. Luigi Antonio Viviani, di Flesso, del Polesine, Pretore a Malcesine ;
21. Antonio Lenta, di Rovigo, Cancelliere provvisorio presso la Prima Istanza politica di Rovigo;
22. Domenico Zona, di San Martino del Polesine, alunno al Tribunale di Rovigo;
23. Lorenzo Vincenzo Gobbetti, di Rovigo, aggiunto all’ufficio delle Ipoteche in Rovigo;
24. Domenico Grindati;
25. Giacomo Monti;
26. Antonio Poli;
27. Carlo Poli;
28. Vincenzo Zerbini;
29. Federico Monti (tutti della Fratta) ;
30. Carlo Cavriani;
31. Vincenzo Saladini (amendue di Occhiobello) ;
32. Domenico Collamarini d’ Ancona, tutti imputati del delitto d^alto tradimento;
33. Annibale Dal fiume, della Badia ;
34. Prete Qiuseppe Mantovani, di Ficarolo;
imputati del delitto di aiuto prestato ai delinquenti, ed il Dalfiume in ispecie colle circostanze dei SS 192, 194, del Codice penale.
Vista la Consultiva Sentenza della detta Commissione Speciale di Prima Istanza 29 agosto 1820; Vista la Consultiva Sentenza della commissione di Seconda Istanza egualmente istituita contro la setta de’ Carbonari, portante la data 22 gennaio 1821 ; Jl Cesareo Regio Senato LombardoVeneto del Supremo Tribunale Giustizia con sua Decisione 18 maggio 1821, ha dichiarato: Il Pretore Solera, il Pretore Foresti, Costantino Munari, Antonio Villa, Giovanni Bacchiega, Prete Marco Fortini, il Conte Fortunato Oroboni, Marchese Giovan Battista Canonici, Giuseppe Delfini, Pietro Rinaldi, Francesco Cecchetti, Giovanni Monti, Dottor Vincenzo Carravieri (13), rei del delitto di alto tradimento, e li ha tutti condannati alla pena morte.
Ha pure dichiarato doversi per titolo di alto tradimento sospendere il processo per difetto di prove legali a carico di Girolamo Lombardi. Benvenuto Tisi, Prete Caprara, Natale Manco, Luigi Manco, Francesco Moregola, Luigi Viviani, Antonio Lenta, Domenico Zona, Lorenzo Gobbetti, Domenico Grindati, Giacomo Monti, Antonio Poli, Carlo Poli, Vincenzo Zerbini, Federico Monti, Carlo Cavriani, Vincenzo Saladini e Domenico Collamarini. Essere però tutti i medesimi ad eccezione del Collamarini e del Lenta, rei di grave trasgressione Polizia contro la sicurezza dello Stato, e doversi quindi condannare come si condannano il Lombardi, il Tisi, il Caprara, Natale e Luigi Manco, il Viviani, Domenico Zona, il Gobbetti, il Grindati, Giacomo Monti, Antonio e Carlo Poli, e lo Zerbini, a sei mesi di arresto rigoroso; il Saladini a tre mesi di eguale arresto ; il Moregola ad un mese della stessa pena , Federico Monti , ed il Cavriani ad un mese di arresto.
Ha dichiarato doversi pel titolo di aiuto prestato ai delinquenti sospendere il processo per difetto di prove legali a carico di Annibale Dalfiume, e Prete Giuseppe Mantovani : condannati però tanto essi che tutti i prenominati inquisiti al pagamento delle spese processuali ed alimentarie, colle riserve del S 557 del Codice penale, ed aggiunto come inasprimento di pena il bando da questi Stati , dopo sconuu la pena , per tutti i sudditi esteri che vengono condannati per grave trasgressione di Polizia.
Subordinati gli atti con le relative Sentenze a Sua Sacra Cesarea Regia Maestà Apostolica , 1′ altefata Maestà Sua con veneratissima Sovrana Risoluzione 29 ottobre 1821 confermò pienamente la decisione del Senato Lombardo-Veneto, e solo in via di grazia clementissimamente degnossi di condonare al Villa, al Bacchiega, al Fortini, all’ Oroboni, al Canonici, ai Delfini, al Rinaldi, al Cecchetti, a Giovanni Monti ed al Carravieri, la pena di morte , con questo che debbano subire la pena del duro carcere , il Villa per vent’ anni , il Bacchiega , il Fortini e V Oroboni per quindici , il Canonici ed il Delfini per dieci, il Rinaldi, il Cecchetti, Giovanni Monti, ed U Carravieri per sei ; tutti in una fortezza , quelli condannati per un tempo più lungo, cioè Villa, Bacchiega, Fortini ed Oroboni sullo Spielberg: e quelli condannati per un tempo minore , cioè Canonici , Delfini , Rinaldi , Cecchetti Monti e Carravierì, nel Castello di Lubiana, scontata la qual pena saranno banditi quelli fra essi che sono sudditi esterL
Del resto la Maestà Sua lasciò che la giustizia avesse il suo corso quanto ai condannati a morte, i Pretori Solérà e Foresti, ed al Munari, e soltanto con successiva ossequiatissima Sovrana Risoluzione 11 dicembre 1821 si è clementissimamente degnata di dichiarare , che in via di grazia sia commutata nella pena di venti anni di carcere duro la meritata pena di morte pronunziata contro i detti Antonio Solérà, Felice Foresti e Costantino Munari, al qual fine saranno i medesimi tradotti allo Spielberg, ritenuto parimente il bando pei sudditi esterì. Tale Suprema Decisione e tali ossequiatissime Sovrane Risoluzioni vengono portate a pubblica notizia, in esecuzione del venerato aulico Decreto del Senato Lombardo-Veneto , del Supremo Tribunale ‘i ititi di Giustizia 18 dicembre corrente N* -oSc- partecipato con rispettato Dispaccio deir I. e R. Commissione Speciale di Seconda Istanza , 20 dello stesso
mese, N. 127.
Dall’I, e R. Commissione di Prima Istanza.
Venezia, 22 dicembre 1821.
Guglielmo Conte Cardani , PnsidcnU,
De Rosmini, Segntaric,
(Galletta di Milano, 25-26 dicembre 1821).
P.S. L’ocr ha inserito errori che proverò a correggere
Lo che le due torri di Rovigo non sono nemmeno accessibili alla loro sommità.
Per questo rilancio, per imitazioni dei cinesi, per realizzare un ponte tibetano con il fondo in vetro tra le due torri!
Visto che il ponte non sembra realizzabile basterebbe un terrazzino in vetro 😉