Non è una domanda semplice e proverò a far capire le possibili risposte.
Un sito è sicuramente un bel punto fermo per un’azienda. E’ sufficiente un sito biglietto da visita, un sito brochure? Bisogna almeno avere un sito con news (comunicati stampa)? E’ necessario un sito di e-commerce?
Deve essere bello (alla moda) e/o usabile e/o accessibile? Deve essere ottimizzato per i motori (seo)?
Quasi tutti stanno utilizzando wordpress (anch’io). Grande versatilità grazie a Temi e Plugin ma abbiamo sempre bisogno di siti dotati di un database e spesso non semplici da gestire? Molti stanno valutando di ritornare a siti che, pur utilizzando modalità moderne di gestione e velocità, siano senza database, utilizzino file come ad esempio grav.
Inoltre, visto che devo avere anche i social network, posso fare anche solo siti diversi o devo anche fare siti diversi?
Con siti diversi mi riferisco a page facebook ma anche ad un sito business.site (se volete introdurre e rendere molto visibile la vostra attività in google maps, poi vi viene fuori automaticamente un sito. Non volete sfruttarlo?).
Un sito tradizionale ha il suo punto di forza (possibilità di nuovi clienti) nelle ricerche nei motori. Una page facebook ha il suo punto di forza nella comunità costruita (like) e nel motore di ricerca facebook. Un sito business.site nelle ricerche google maps.
Sempre più non bisogna vedere internet come una molteplicità di persone ma come una molteplicità di insiemi che si possono intersecare. Di conseguenza avere diverse modalità aumenta il bacino di utenza. Quindi il dilemma sarà: fare su più fronti, su alcuni, su pochi, in uno con quanto dispendio di energie (e qualità) in ognuno?
L’acqua è da sempre uno dei beni più preziosi dell’uomo, e dopo un periodo dove le civiltà più evolute l’hanno spesso sprecata, oggi si cerca di salvaguardarla, di centellinarla. Siamo ancora legati ad una valutazione visiva: l’acqua deve essere cristallina, senza impurità visibili ma sappiamo che non è sufficiente. Anche un’acqua trasparentissima può essere pericolosa o non adatta per alcuni scopi. Un’acqua ricca di batteri, di calcare, di alghe, di … è per molti scopi un’acqua inutilizzabile. Molti sono i metodi industriali tradizionali di trattamento acque per evitare problematiche. Spesso si basano su reazioni chimiche con aggiunte di sostanze. Anche in questo ambito la tecnologia offre una recente soluzione: AQUARING by CCW.
Questa “nuova” tecnologia, sviluppata 30 anni fa negli Stati Uniti, è basata su impulsi elettrici ad alta frequenza indotti nell’acqua e da questa condotti per tutto il circuito idraulico per decine di metri, anche se l’acqua è ferma, sia nel senso del flusso che in senso contrario.
Le sue caratteristiche principali sono: Previene la formazione di calcare e rimuove il calcare esistente Combatte i batteri Combatte la formazione di alghe Combatte la legionella Favorisce la flocculazione delle impurità presenti nell’acqua
In Italia è già stato utilizzato con successo nelle RSA, impianti sportivi, negli hotel in sostituzione degli addolcitori, nelle piscine per il risparmio dell’acqua, negli allevamenti di pesce, nelle industrie alimentari …
A vederlo sembra un semplice anello elettrificato, di diverse dimensioni a seconda della portata del tubo dell’acqua su cui verrà installato, di sicuro è facile installarlo ma serve professionalità per scegliere dove installarlo.
Può sembrare un “oggetto magico” ed il nostro scopo è dimostrare ai San Tommaso la sua reale comprovata efficacia supportando i clienti principali per un periodo di test.
Penso che una immagine valga più di mille parole, anche se oggi siamo sommersi anche di quelle. Questa immagine sicuramente rispecchia il punto di vista di un produttore di tecnologia ma siamo sicuri che le aziende contemporanee vogliano dipendenti tradizionali e non come quello in fotografia o più tech e meno man?
Forse è solo una mia impressione, forse è solo il mio caso particolare però penso che invece di richiedere briciole che si vorrebbero arrivassero urgentemente, sarebbe meglio sbloccare pagamenti che dovevano essere fatti mesi o anni fa.
Ovvero, spesso stato e regioni (e tutte le aziende che attendono da loro i pagamenti e di conseguenza spesso ripagano con le stesse modalità) pagano dopo almeno 6 mesi ma a volte dopo anni.
Forse invece di promettere nuove briciole era meglio velocizzare pagamenti bloccati.
Sovente accade che siano gli stessi clienti che chiedano alle agenzie di comunicazione materiale audio e video che possa essere fruito in “immersione” per massimizzare il coinvolgimento dell’utente all’interno dell’esperienza visiva. L’ obiettivo nemmeno troppo recondito è ottenere un effetto che sia il più possibile memorabile. Al tempo stesso vi è un’offerta molto variegata tra gli strumenti tecnologici a disposizione che spazia da video in 3d, video a 360 gradi, realtà virtuale e aumentata e questo porta molto spesso confusione fra ciò che è disponibile e soprattutto tra cioè che è realizzabile con i budget e i tempi a disposizione. Si tratta di una situazione che sovente frena gli entusiasmi, positivi, dei potenziali clienti che si trovano a domandare servizi di difficile fattibilità.
3D: la differenza fra vero e verosimile
La prima
differenza, il primo spartiacque risiede nell’origine dell’immagine: acquisite
dalla realtà o generate al computer.
Le prime sono quelle che definiamo vere, ovvero quelle riprese in modo tradizionale più o meno modificate in post produzione. Un esempio è la color correction (“grading”), cioè la correzione del colore, strumento molto apprezzato data la capacità di suscitare emozioni attraverso le tonalità e la colorimetria del video.
Le seconde sono invece CGI (computer-generated imagery), cioè generate tramite computer. Sono le più conosciute, dette immagini 3D, video visibili grazie a un procedimento di calcolo chiamato rendering, con cui vengono prodotte. E’ un processo lungo e laborioso, che richiede molto tempo per ogni immagine.
Per avere un’idea di quanto tempo impieghino i filmati 3d a vedere la luce si può usare il calcolatore di rendering di questo studio che produce animazioni 3d per avere un’idea di massima del tempo necessario. E non è breve.
Le immagini ottenute possono essere sia identiche al reale, e dunque fotorealistiche, che del tutto sintetiche. Spessissimo vengono integrate con immagini reali, tramite il processo di compositing e trovano largo impiego in settori molto diversi, dal cinema all’advertising, dai cartoni animati alla visualizzazione tecnica per l’industria meccanica. All’inizio della loro immissione nel mercato si parlava di video 3D, che è però tecnica ben diversa dalla stereoscopia. Ecco perchè ancora oggi le due tecniche vengono confuse fra loro.
Video Stereoscopici
I video in stereoscopia Sono video girati con due telecamere e che necessitavano dei famosi occhialini rossi e blu per essere viste; possono essere generate sia Computer Grafica (CG) o essere riprese dal vero.
La base della visione stereoscopica è far vedere due riprese diverse, una per ciascun occhio, per un totale di due video nello stesso momento. Così si viene a creare l’ illusione di profondità nello schermo, o permettendo di far uscire gli elementi della scena dalla proiezione: anche queste sono dette, oltre che video stereoscopici, video 3D.
Video a 360 gradi immersivi
Un video a 360° è ripreso con telecamere in grado di catturare l’immagine da ogni angolazione, rendendolo dunque sferico e dando come risultato immagini panoramiche. Derivano dalle fotografie panoramiche, i Quicktime VR.
All’inizio, per ottenere un video VR, bisognava riprendere da ogni lato con più telecamere sincronizzate su rig. Adesso invece il processo è stato semplificato dall’arrivo di camere apposite (prima fa tutte la Samsung Gear360), rendendo la tecnica accessibile sia a semi-professionisti che consumer.
Un video a 360 gradi vr è fruibile tramite visori immersivi che ruotano l’immagine a seconda dei movimenti del capo; si tratta di strumenti mobili che impiegano accelerometri.
Oppure tramite personal computer o device mobili, dove l’esperienza risulta oltremodo interessante, tanto che sono ben recepiti dalle piattaforme social. I video immersivi a 360 gradi trovano un ottimo riscontro sia nel settore alberghiero che in quello della promozione turistica, come nel caso dell’ultimo Tourism Expo in Giappone, dove lo stand cubano ha vinto un prestigioso premio proprio per un video a 360 gradi VR sull’ Habana
Anche i video 360 possono essere sia reali che sintetici e eventualmente stereoscopici: sono confusi con la realtà virtuale perchè si pensa che siano visibili quasi esclusivamente con caschi e visori dedicati
Realtà virtuale
LA realtà virtuale fu creata fra gli anni ‘80 e ‘90, ebbe un momento di gloria grazie a Second Life e al linguaggio VRML, ma la sua diffusione si rivelò ben presto diversa dalle attese. Consente di creare ambienti artificiali da un pc, che sono esplorabili e con cui si può interagire con device chiamati glove
Il suo impiego oggi è simile a quello dei video immersivi, ma grazie alla possibilità di inserire pesanti interventi di programmazione trova ampio utilizzo in ambiti connessi al mondo dei videogiochi e dell’ intrattenimento in genere
Ph.:uriel-soberanes-unsplash
Realtà aumentata
La realtà aumentata, “augmented reality” o AR, prende il nome dal fatto che si aggiungono elementi ad immagini reali. Impiega gli accelerometri di device o visori per permettere alle immagini bidimensionali o tridimensionali di essere sincronizzate ai movimenti del device come accade per i video immersivi. Trova grande uso nell’ industria, soprattutto la 4.0, ma la sua origine è in campo militare, dove veniva impiegata per dare ai piloti informazioni sul velivolo e sul volo attraverso la visiera del casco.
Un altro settore in cui ne viene fatto ampio uso è in ambito museale ed archeologico: in cui è possibile vedere una ricostruzione del sito come doveva essere in passato. Con questa tecnica, i dati possono essere sia aggiornati in tempo reale che preesistenti, bidimensionali e non.
Ho sempre affermato l’Italia potrebbe vivere solo di turismo. Ed ho sempre pensato che insediamenti industriali, specialmente petrolchimici, hanno rovinato periferie delle città più belle d’Italia. Qui vicino mi vengono in mente Ravenna, Ferrara e Mantova. I capannoni hanno rovinato gran parte del paesaggio veneto.
Oggi però devo due considerazioni vanno fatte:
a cosa serve il turismo senza turisti?
quanto sarebbe bello potersi approvigionare da aziende manifatturiere locali (oggi purtroppo chiuse o delocalizzate)
Sembra scontato sottolinearlo, ma è un errore che commettono in molti: le presentazioni aziendali non devono annoiare. È necessario offrire contenuti originali, fatti o dettagli concreti a chi investe tempo nell’ascolto, onde evitare di risultare poco credibili.
Raccontare episodi realmente accaduti, contestualizzare dati, rendere la narrazione incisiva utilizzando poche ma significative citazioni, possibilmente legate alla storia dell’azienda: sono questi gli elementi che non dovrebbero mai mancare in una presentazione di successo. Se questo è valido e condivisibile, quasi lapalissiano per una presentazione in genere, lo è a maggior ragione per quei casi in cui sia necessario mostrare cicli produttivi o prodotti finiti dal funzionamento apparentemente semplice, ma frutto di ricerca e innovazione profonda.
Storytelling
Una presentazione aziendale, per dirsi efficace, non può fare a meno dello storytelling. Se ben strutturata, una storia riesce a stimolare diverse parti del cervello e a migliorare la memorizzazione delle informazioni. Tuttavia, bisogna fare molta attenzione: se si decide di non richiedere l’aiuto di un autore professionista, capace di trasformare i contenuti e i valori aziendali in una storia avvincente, lo storytelling può rivelarsi controproducente.
La capacità di ideare e raccontare storie coinvolgenti per veicolare i propri contenuti, semplificandone la comprensione presso l’audience, nasconde molte insidie. Il rischio di cadere nei cliché e nella banalità è sempre molto alto. Inoltre, avere una buona idea spesso non è sufficiente. Infatti, se mal realizzata, attraverso riprese e fotografia scadenti, è facile che il contenuto passi in secondo piano e non venga colto.
Figure retoriche, problemi e soluzioni
Sorprendere la propria audience, discostandosi dalle sue aspettative, è un buon modo per catturare l’attenzione. Questo obiettivo può essere raggiunto utilizzando le giuste figure retoriche. Invece di offrire una soluzione al proprio pubblico, lo si può stupire proponendo uno strumento in grado di scoprire l’esistenza di un nuovo problema. In tal modo l’impresa risulta più credibile. Per quanto l’originalità venga spesso premiata, esistono tuttavia alcuni punti fermi di cui una presentazione aziendale di successo non può fare a meno, come l’incessante ricerca di contenuto, valore e soluzioni.
Non si tratta del tipo di prodotto che viene venduto, ma del processo che c’è dietro e soprattutto dopo la vendita. L’impedimento maggiore, che in molti casi compromette la comprensione delle presentazioni aziendali di aziende ad alto valore tecnologico e il marketing delle aziende manifatturiere in genere, risiede proprio nella complessità del prodotto o del servizio proposti. Ed è curioso come ciò che dovrebbe essere il vero vantaggio in termini di crescita e sviluppo aziendali possa diventare l’anello debole della presentazione. Quando ciò si verifica, occorre concentrarsi su alcuni elementi chiave, e non esclusivamente su quelli di competenza degli addetti ai lavori. Parallelamente, è importante essere a conoscenza delle strategie dei propri competitors, senza tuttavia sentirsi in dovere di imitarle pedissequamente.
Video corporate, video aziendale e presentazione
I primi 30 secondi di una presentazione aziendale, a maggior ragione se in video, sono determinanti: è la prima impressione a decretarne il successo o il fallimento. Al proposito è molto utile questo articolo: come fare una presentazione aziendale in 8 fasi diverse. Deve trasparire fin dall’inizio della presentazione che i contenuti sono stati strutturati con criterio e cognizione di causa, in quanto si dispone dell’autorevolezza propria di chi conosce a menadito la materia oggetto dell’esposizione. Per favorire la comprensione e la memorizzazione delle informazioni, è altamente consigliato accompagnare i concetti espressi nel video aziendale con effetti sonori o “sound fx“.
Tempi, durate, formati, aspetto del video per i social network
Un aspetto da non sottovalutare è il canale di distribuzione, ovvero dove promuovere il video. Oggi si parla molto di video social, di video destinati ad essere erogati sui canali sociali. Questo articolo parla proprio di video per i social network ed è un buon punto di partenza per pianificarne la diffusione. Il formato varia a seconda della piattaforma utilizzata: il 16:9 per YouTube; i 2:3 verticali per la pagina Facebook; infine, il quadrato per Instagram. Si tenga presente che fino a non molto tempo fa andava di moda fare video verticali o quadrati, ma, in ultima analisi, il 16:9 risulta essere quello più utilizzato, grazie alla sua flessibilità.
Un buon metodo per realizzare video aziendali ma non solo, agevolando lo spazio visivo senza perdere in risoluzione, consiste nel girare in 4k, tenendo al contempo il soggetto sempre al centro. Al pari della scelta del formato più indicato, un altro tema controverso è quello della durata del video. Qual è la durata ideale di un video di presentazione? Non esiste una risposta universale: tutto dipende dal canale di distribuzione, ovvero dalla piattaforma designata, e dal tipo di contenuti che si vuole proporre. Sui social network, è importante che il video non superi i 60 secondi. Ma se il video di presentazione fa parte di una strategia più ampia atta a migliorare il posizionamento sui motori di ricerca, questa soglia può essere agilmente superata. A tal proposito, pare che Google prediliga video dalla durata sostanziosa, perché ritenuti più densi di contenuti. Quindi va tenuto presente quando si pensa a dei video industriali destinati al canale Youtube aziendale
Il testo
Per ultima, un’altra solo apparente banalità: il testo. Il testo di un video di presentazione può essere trasmesso all’utente attraverso infografiche; può essere letto da uno speaker; o, ancora, può essere presentato da una persona all’interno del video stesso. Va pensato, scritto e redatto da un copywriter.
Non esiste una modalità migliore dell’altra: ognuna ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi. La lettura del testo senza intermediazione, effettuata direttamente dall’utente tramite infografiche, è particolarmente indicata per i social network come Facebook; su questa piattaforma i video partono in automatico senza audio. Esistono tipi diversi di video per la pagina Facebook aziendale e conviene strutturare un buon piano editoriale per pubblicare a cadenza periodica A patto che sia convincente e che riesca a partecipare emotivamente al contenuto, affidarsi a uno speaker è senza dubbio la soluzione più coinvolgente. In alternativa, si potrebbe optare per una soluzione ibrida: videografiche e voce. Anche la terza e ultima modalità funziona molto bene e conferisce credibilità all’azienda, anche se bisogna prestare molta attenzione alla scelta della persona. Quest’ultima, idealmente, dovrebbe essere interna all’azienda e possedere ottime doti comunicative: capacità tutt’altro che facili da trovare.
Giuseppe Galliano Studio C.so Cavallotti 24 28100 NOVARA ITALY www.giuseppegalliano.it
Animazione 3d e ricostruzioni virtuali, dopo una fase di notevole sviluppo, a volte non pienamente compresa rispetto ai potenziali di utilizzo, stanno vivendo un immaginabile momento di assestamento, quanto meno per quello che interessa l’uso dei video 3d nelle attività di comunicazione.
Quando si pensa ad una delle incomprensioni più frequenti in questo campo, va certamente menzionata l’impropria sovrapposizione fra video stereoscopici e video 3d. La modellazione 3d ha conosciuto un periodo di notevole crescita sul finire degli anni novanta e ha trovato nel settore cinema e pubblicità televisiva, il suo ambito di maggiore utilizzo, quanto meno nei prodotti di fascia alta. Senza dimenticare che è diventata uno strumento di riferimento in architettura.
Visualizzazione tecnica stampa 3d e animazione
Ma c’è ancora un altro ambito in cui i video 3d continuano a mantenere un notevole livello di interesse pratico: la visualizzazione tecnica. I video 3d, in questo settore, rappresentano la risposta più efficace ad un bisogno diffuso, sostenuto sicuramente dalla crescita dei sistemi di stampa 3d, che hanno semplificato, e non poco, la possibilità di realizzare la modellistica di riferimento.
Anche se le visioni tratteggiate da Chris Anderson nel suo “Makers, il ritorno dei produttori” è ben lontano dall’essere realtà, il mondo della stampa 3d è in continuo fermento e crescita.
I modelli e le animazioni 3d sono in grado di fornire informazioni sui processi di funzionamento delle macchina. Un aspetto molto importante e ben conosciuto dai marketing manager che lavorano nel settore industria, è proprio la difficoltà estrema di poter dimostrare la superiorità di un sistema tecnico o meccanico rispetto ad un altro. Soprattutto quando, come nella gran parte dei casi, questo sistema è caratterizzato da componenti che sono poco visibili o nascoste del tutto.
Industria 4.0 e video 3d
Si tratta di una realtà che assumerà una notevole ricaduta, in particolare all’interno di quei sistemi di produzione dell’industria 4.0, caratterizzati da macchine sempre più “dialoganti” fra loro e le cui dinamiche, automatizzate o robotizzate, andranno sempre più comprese. La simulazione 3d appare, per questo tipo di esigenza, la risposta più efficace.
Basti pensare che molti apparati industriali e soprattutto sistemi robotizzati sono dotati di componenti mobili che possono essere raffigurate ben prima di essere realizzate, proprio grazie all’animazione cinematica in 3d.
Allo stesso tempo, ed è questo forse uno degli utilizzi più richiesti di animazioni 3d e realtà virtuale, grazie a questo tipo di tecnologia video, è possibile mostrare tutte quelle parti e quegli elementi che sono nascosti, e che non sarebbe possibile raggiungere attraverso della telecamere per quanto possano essere miniaturizzate.
Il valore economico delle animazioni 3d
Quando si parla di costi e valore dei video e delle animazioni 3d, vanno tenute in conto diverse componenti. Da un lato, l’impatto dell’attività umana è correlata ad un costo che, almeno in Italia, ha conosciuto un contenimento evidente. Dall’altra invece, va considerato il costo delle attività di rendering. Ovvero il costo strettamente connesso al tempo richiesto dai computer per effettuare le operazioni di calcolo necessarie per la renderizzazione.
Per avere un’idea di quanto tempo di calcolo sia necessario alla produzione di un video in 3d si può usare il calcolatore di questo studio di animazione 3d con cui simulare il processo di calcolo prima di doverlo effettuare
In questo caso, l’impatto va differenziato a seconda che si possieda una propria renderfarm ovvero si scelga di delegare questa attività ad una realtà esterna. In quest’ultima ipotesi, si potranno ottenere notevoli risparmi grazie alla capacità di alcuni operatori del settore, di poter realizzare delle notevoli economie di scala. Privo invece di grosse variabili il costo energia, che in modo similare a quello che si verifica con il mining dei bitcoin, resta fisso.
Modelli tridimensionali di riferimento
Quando si parla di visualizzazione tridimensionale, uno degli scogli più difficili da superare riguarda il modello di riferimento da cui prendere spunto per la successiva visualizzazione 3d. Il problema sorge perché nella gran parte dei casi, i modelli originali già esistenti, hanno un numero eccessivo dettagli perchè destinati alle macchine utensili CNC, come torni e fresatrici; dettagli che sono irrilevanti per la visualizzazione 3d ma che ne appesantiscono il calcolo.
In questo articolo incentrato sull’utilizzo dei video 3d nel mondo industriale, vengono forniti alcuni link utili che permettono di trovare le procedure necessarie ad esportare i modelli creati nei programmi di progettazione, all’interno dei software di animazione 3D. Senza trascurare comunque, che impiegare alcuni tool autonomi come Rhino o Meshmixer, può fare la differenza
Un caso pratico di video 3d industriale
Un’ipotesi pratica per un video 3d in ambito industriale, riguarda come mostrare il funzionamento di un sistema di lubrificazione minimale. Si tratta, in sostanza, di un apparato lubrificante per macchine industriali operanti a velocità molto sostenute. Il sistema è caratterizzato da microerogazioni di una miscela composta da olio e aria e grazie ai video 3d, può essere mostrato nel dettaglio. Non solo si potrà vedere la diffusione della miscela nei circuiti ma, si potrà mostrare come dei sensori siano in grado di misurarne la quantità. Tutte operazioni impossibili da visualizzare, vista l’esiguità dello spessore dei tubi attraverso cui non sarebbe possibile far passare delle videocamere.
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Non fumo, vorrei che nessuno fumasse se non per reale scelta personale e ben conscio delle possibili conseguenze ma, se dovessi fumare, fumerei yesmoke.
Queste le conclusioni a cui sono giunto dopo aver visto oggi su Prime Video il documentario SmoKings.
Davide contro Golia, una sfida contro le multinazionali di un settore così delicato come quello del tabacco.
Se dovessi a breve tornare a Torino con la famiglia mi piacerebbe poter andare in visita alla fabbrica.
Quando il consumismo viene estremizzato tutto diventa equiparabile ad una gestione aziendale. La famiglia diventa un’azienda, la parrocchia diventa un’azienda, la scuola diventa un’azienda, i gruppi sportivi diventano un’azienda, le associazioni diventano un’azienda, …
Rifiuto la promozione a manager famigliare e gestore di risorse. Rimango genitore e padre